Sonia Brioschi

Biografia

Sonia Brioschi nasce nel 1960, a Busnago e si trasferisce a Milano poco più che ventenne per iniziare la sua carriera di docente di scuola Primaria. Segue corsi di Animazione teatrale e laboratori di Pratica di Lavoro Organico. Studia inglese e spagnolo perché ama viaggiare e fa parte di un’associazione che sviluppa progetti di solidarietà in centro America. Nel 1991, su incarico del Ministero della Pubblica Istruzione, si trasferisce in Colombia dove insegna italiano. Al rientro in Italia, svolge l’attività di docenza in ospedale, coi piccoli ricoverati. Si specializza nell’insegnamento dell’italiano agli adulti stranieri e pubblica tre libri di testo per l’apprendimento della lingua. Ora è in pensione e si dedica ai viaggi, al disegno e alla narrazione delle storie che sogna.

Sonia Brioschi - Una panchina per caso

Emma è la protagonista dei due racconti proposti in questo libro, ambientati a Milano. Pensionata, caratterizzata da un forte senso di giustizia sociale, si prende cura del nipotino Stefano senza mai rinunciare ai propri interessi. La curiosità la porta a indagare fatti che accadono intorno a lei e che si tingono di mistero. Emma, che “non ci mette il naso, ma il cuore”, accompagnata dall’amica Antonia, scoprirà il filo che unisce la vita dei personaggi e la recente storia italiana. Coinvolta nelle indagini della polizia su una morte sospetta, partecipa alla ricerca della verità intrecciata con le contraddizioni economiche e sociali che fanno parte del vivere quotidiano.

AMEDEO

«Eh, sei sempre stata più brava con le parole! Guarda Chiara: impresa chiusa e delocalizzata dove il costo del lavoro è decisamente inferiore e dove le norme a tutela di tutti, forse, non esistono nemmeno. Ora fa la commessa in Corso Buenos Aires. E le nostre lotte per la parità dei diritti delle donne? Lei a faticare a tirar avanti e io a fare la nonna baby-sitter. Mah, rimpiango la nostra gioventù.» Le amiche avevano terminato le pizze: «Ci beviamo un limoncello?» propose Antonia. «Mhmm… tutti questi discorsi mi hanno fatto venire voglia di un buon rum cubano!» Emma sorrise e ammiccò invitante. «Ce l’ho! Non manca mai a casa mia. Hai ragione, ci sta proprio!» prese il liquore e lo servì. Emma alzò li bicchiere: «Ma dai… Alla nostra gioventù! A quando ancora credevamo che gli ideali potessero trasformare la società e che un altro mondo fosse possibile!» e le due amiche brindarono. Antonia sospirò e si scosse come a scacciare la tristezza: «Oh, adesso basta! Che discorsi stasera. Sembriamo proprio due vecchie, cosa che siamo, che vivono di ricordi e delusioni» e concluse con decisione. «Lasciamo stare il passato e torniamo ad Amedeo!»

MISTERO A PORTA VENEZIA

«Se la madre mente, ha un controllo perfetto. È sempre stata freddissima, ma mi sembrava davvero dispiaciuta per la morte della ragazza. Il padre, sempre sopra le righe, strafottente, ha mostrato diversi segnali che mi hanno fatto pensare alla menzogna. Non dice la verità. Cosa mi ha convinta? Il sorriso che gli è sfuggito, la delizia dell’inganno. È sicuro di potersela cavare» gli occhi della dottoressa Certi erano una piccola fessura, e le labbra, tese da un lato, facevano intendere che non l’avrebbe lasciato succedere. Alla PM sfuggì un accenno di sorriso e annuì: «Faremo il possibile perché, se mente, non si sottragga alla giustizia…»

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